DAVIDE MODICA

 

 

 

RELAZIONE

La trasformazione della sala ex Biblioteca Comunale a sala polifunzionale prende spunto da un’architettura intesa, non come cornice per la contemplazione ma, come un possibile scenario per l’azione in continua trasformazione, che deve adattarsi alle esigenze degli individui che vi abitano. Protagonista dello spazio non è l’architettura o ma l’individuo che, attraverso le sue azioni, modifica gli ambiti in cui svolge la propria attività. Riempiendo gli spazi vuoti tra i pilastri presenti all’interno della sala con doppi pannelli di cartongesso e con materiale fono-assorbente all’interno (comprese le porte), si viene a creare un nuovo ambiente. Questo nuovo “contenitore architettonico” con la sua flessibilità si adatta ad ogni esigenza, modificandosi da sala conferenze a sala espositiva, da sala per concerti a sala per la danza o per il teatro, grazie all’utilizzo di porte basculanti, di pedane mobili e di sedie a scomparsa.
Nell’allestimento a sala conferenze le grandi porte basculanti, ad eccezione ovviamente di quelle d’ingresso ed uscita, sono chiuse mimetizzandosi alle pareti, le sedute sono appoggiate su sei pedane rialzate e la posizione del relatore, avente come fondale uno schermo per le proiezioni, si trova in posizione esattamente centrale e frontale rispetto agli spettatori. Inoltre, la pedana costituisce per lo spettatore non solo il luogo della platea, ma contemporaneamente l’elemento d’attraversamento e di distribuzione verticale.
Nell’allestimento a sala espositiva invece le grandi porte basculanti aperte e ruotate a 90° si trasformano in pannelli espositivi dove poter collocare tele, affreschi, quadri sorretti da cavi in acciaio, le sedie grazie ad un sistema motorizzato di tiranti in acciaio vengono issate fino al soffitto lasciando libero lo spazio sottostante ed infine il sistema di pedane grazie a binari e ruote auto-bloccanti si “avvolge” in se stesso formando un piano d’appoggio utile per l’allestimento delle mostre. La flessibilità, intesa come modifica e trasformazione dello spazio nel tempo, ci permette di creare percorsi sempre differenti, infatti, quello indicato in planimetria di progetto rappresenta solo una delle svariate soluzioni che lo spazio espositivo potrebbe assumere. Ed è sempre una nostra scelta progettuale, quella di non catapultare direttamente il visitatore in uno spazio totalmente estraneo all’esperienza museale ma di cercare di accompagnarlo attraverso uno spazio–filtro (la galleria che si viene a creare con il nostro progetto) tra il contenitore espositivo e il mondo esterno.
Tutto è vitale ed importante all’interno di questo progetto. All’interno delle pareti e delle porti basculanti, infatti, filature di fibre ottiche daranno la sensazione di guardare un “cielo stellato”, impreziosendo l’ambiente esterno del contenitore e non disturbando visivamente l’allestimento in atto all’interno. Inoltre grazie ad un semplice quadro di “regia” si potrà scegliere la luce, il suo colore, la sua intensità a seconda della performance, dell’esibizione, dell’allestimento o del convegno in atto. E quindi ancora una volta l’architettura è vista come scenario per l’azione, le tecnologie sono utilizzate per variare la scenografia degli ambienti e la meccanica più elementare per sollevare le sedie o spostare le pedane
.

 

Cliccare qui per vedere il PROGETTO in formato .pdf

 

 

Cliccare qui per tornare all'elenco dei partecipanti

 

Cliccare qui per tornare al MENU