RELAZIONE
La trasformazione della sala ex Biblioteca Comunale a sala
polifunzionale prende spunto da un’architettura intesa, non
come cornice per la contemplazione ma, come un possibile
scenario per l’azione in continua trasformazione, che deve
adattarsi alle esigenze degli individui che vi abitano.
Protagonista dello spazio non è l’architettura o ma
l’individuo che, attraverso le sue azioni, modifica gli
ambiti in cui svolge la propria attività. Riempiendo gli
spazi vuoti tra i pilastri presenti all’interno della sala
con doppi pannelli di cartongesso e con materiale
fono-assorbente all’interno (comprese le porte), si viene a
creare un nuovo ambiente. Questo nuovo “contenitore
architettonico” con la sua flessibilità si adatta ad ogni
esigenza, modificandosi da sala conferenze a sala
espositiva, da sala per concerti a sala per la danza o per
il teatro, grazie all’utilizzo di porte basculanti, di
pedane mobili e di sedie a scomparsa.
Nell’allestimento a sala conferenze le grandi porte
basculanti, ad eccezione ovviamente di quelle d’ingresso ed
uscita, sono chiuse mimetizzandosi alle pareti, le sedute
sono appoggiate su sei pedane rialzate e la posizione del
relatore, avente come fondale uno schermo per le proiezioni,
si trova in posizione esattamente centrale e frontale
rispetto agli spettatori. Inoltre, la pedana costituisce per
lo spettatore non solo il luogo della platea, ma
contemporaneamente l’elemento d’attraversamento e di
distribuzione verticale.
Nell’allestimento a sala espositiva invece le grandi porte
basculanti aperte e ruotate a 90° si trasformano in pannelli
espositivi dove poter collocare tele, affreschi, quadri
sorretti da cavi in acciaio, le sedie grazie ad un sistema
motorizzato di tiranti in acciaio vengono issate fino al
soffitto lasciando libero lo spazio sottostante ed infine il
sistema di pedane grazie a binari e ruote auto-bloccanti si
“avvolge” in se stesso formando un piano d’appoggio utile
per l’allestimento delle mostre. La flessibilità, intesa
come modifica e trasformazione dello spazio nel tempo, ci
permette di creare percorsi sempre differenti, infatti,
quello indicato in planimetria di progetto rappresenta solo
una delle svariate soluzioni che lo spazio espositivo
potrebbe assumere. Ed è sempre una nostra scelta
progettuale, quella di non catapultare direttamente il
visitatore in uno spazio totalmente estraneo all’esperienza
museale ma di cercare di accompagnarlo attraverso uno
spazio–filtro (la galleria che si viene a creare con il
nostro progetto) tra il contenitore espositivo e il mondo
esterno.
Tutto è vitale ed importante all’interno di questo progetto.
All’interno delle pareti e delle porti basculanti, infatti,
filature di fibre ottiche daranno la sensazione di guardare
un “cielo stellato”, impreziosendo l’ambiente esterno del
contenitore e non disturbando visivamente l’allestimento in
atto all’interno. Inoltre grazie ad un semplice quadro di
“regia” si potrà scegliere la luce, il suo colore, la sua
intensità a seconda della performance, dell’esibizione,
dell’allestimento o del convegno in atto. E quindi ancora
una volta l’architettura è vista come scenario per l’azione,
le tecnologie sono utilizzate per variare la scenografia
degli ambienti e la meccanica più elementare per sollevare
le sedie o spostare le pedane.
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