Riforma dell’ordinamento delle professioni intellettuali

Il testo e le modalità di presentazione della legge di iniziativa popolare promosso dal CUP

Circolare del CNAPPC a tutti i Consigli degli Ordini APPC d’Italia
1° marzo 2007

I Presidenti dei Consigli Nazionali delle Professioni hanno aderito all’iniziativa promossa dal C.U.P. circa la presentazione al Parlamento della Repubblica del disegno di legge di iniziativa popolare “Riforma dell’ordinamento delle professioni intellettuali”.

Le professioni intellettuali italiane vivono in questo momento gravissime preoccupazioni per le incertezze che gravano sul loro futuro derivanti dal processo di “riforma” delle professioni avviato dal Governo dal luglio 2006.

I motivi di preoccupazione riguardano prevalentemente i contenuti del disegno di legge relativi alla proposta di riforma delle professioni intellettuali.
Il primo profilo riguarda i contenuti del d.1. Bersani caratterizzato dalla parzialità dell’iniziativa. poiché la “riforma” non ha tenuto conto della complessità e delle esperienze giuridiche della materia delle professioni – avente per oggetto ben 28 professioni intellettuali – storicamente maturate e formate in oltre 100 anni di legislazione, regolamentazione ed elaborazione. Infatti essa non contiene alcuna coerente revisione organica e sistematica del quadro professionale, ma si limita alla definizione di poche disposizioni che riassumono sommariamente soltanto alcuni aspetti dell’attività professionale, quali le tariffe vigenti, derogabili nei minimi anche per le procedure di evidenza pubblica, la c.d. “liberalizzazione” della pubblicità ed alcuni indirizzi in materia associativa.

Questa manovra legislativa, si ripete, non concertata, parziale e disorganica, ha cagionato e sta cagionando squilibri, oltre che nei professionisti e nella P.A., negli stessi utenti, improvvisamente privati dei necessari riferimenti legislativi atti a rendere sicuro, trasparente e garantito il delicato e fiduciario rapporto professionista e cliente/consumatore, pubblico o privato che sia.

Il secondo profilo riguarda il d.d.1. del Governo sulla riforma delle professioni, in sostanza un disegno di legge-delega, inadatto a ridisegnare nella sua interezza ed in maniera organica la complessa materia, della quale individua, in soli nove articoli, e quindi molto succintamente e con scarsa chiarezza, solo alcuni aspetti della materia stessa. Si conferisce così di fatto al Governo la potestà di legiferare mediante decreti legislativi, in assenza di una prioritaria definizione di “professione intellettuale” e di una chiara delimitazione e distinzione tra “attività professionale” e “attività imprenditoriale”, sui seguenti aspetti:

– riconoscimento delle professioni intellettuali;
– soppressione e accorpamento di Ordini e Collegi e loro riorganizzazione in semplici associazioni;
– revisione delle “attività riservate”;
– introduzione pressoché indiscriminata di società di capitali e di soci di capitali non professionisti;
– conferma della derogabilità delle tariffe minime anche per le procedure ad evidenza pubblica e del principio di patto di quota-lite;
– assenza di chiari principi relativi ad una netta distinzione tra le attuali professioni regolamentate. organizzate in Ordini e Collegi, e le cosiddette professioni emergenti, da organizzare in Associazioni, e la mancanza di specifica previsione sulla non sovrapponibilità delle relative attività professionali.

Alla luce di queste osservazioni, il CUP ha formulato una precisa proposta di legge di iniziativa popolare allo scopo di dimostrare la volontà dei professionisti italiani di essere pronti ed aperti ad una riforma delle professioni nel rispetto dei principi dettai dalla UE. di una equilibrata concorrenza e corretta liberalizzazione, della sussidiarietà, della tutela degli interessi dei Cittadini, delle peculiarità di ciascuna delle professioni intellettuali già esistenti, della netta distinzione tra attività professionale e attività imprenditoriale, della libertà di esercizio delle professioni intellettuali, della garanzia del rapporto fiduciario professionista/cliente-consumatore, della reintroduzione dei minimi tariffari inderogabili per le procedure ad evidenza pubblica, della eliminazione del patto di quota lite, della conservazione di tutte le attuali professioni regolamentate, della conservazione degli attuali Ordini e Collegi fatti salvi spontanee razionalizzazioni ed accorpamenti, della regolamentazione delle strutture societarie nel rispetto degli ordinamenti di ciascuna professione, del riconoscimento delle sole professioni tra quelle non regolamentate le cui attività non coincidano con le attività esercitate dalla professioni oggi regolamentate.

In questa prospettiva e con l’auspicio di riaprire un costruttivo dialogo politico con il Governo, questo Consiglio Nazionale, aderendo all’iniziativa legislativa promossa dal CUP, invita gli Ordini territoriali ad adottare ogni e qualunque iniziativa utile al conseguimento degli obiettivi necessari per portare in Parlamento la p.d.1. di iniziativa popolare, in particolare predisponendo le attività necessarie per la raccolta delle firme, anche d’intesa con gli altri Ordini professionali e con i CUP locali.

All’uopo si comunica che è stato già attivato dal CUP un Centro di coordinamento nazionale e relativo call-center (ai numeri 0616893808 – 6874741 – 6878805). attivo tutti i giorni feriali dalle ore 9,00 alle ore 16.00. a cui riferirsi per ogni utile informazione ed anche per conferire i dati relativi all’andamento della iniziativa; a detto Centro di coordinamento, che vi contatterà nei prossimi giorni, vorrete cortesemente fornire i nominativi dei referenti locali che vi preghiamo di individuare rapidamente per avviare la raccolta delle firme e le altre iniziative collaterali.

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